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    La classe del 1980 rischia il pensionamento a 75 anni.

    A causa del vuoto contributivo dovuto alla disoccupazione, pari in media a due anni per i lavoratori che hanno 36 anni, la classe del 1980 rischia il pensionamento a 75 anni.

    Il problema della disoccupazione giovanile potrebbe avere effetti devastanti sull’età di raggiungimento della pensione per le generazioni più giovani. Secondo quanto riporta lo studio condotto dal presidente dell’Inps, Tito Boeri, chi è nato dopo il 1980 rischia di andare in pensione con i requisiti minimi quindi non a 70 anni, ma probabilmente «due, tre, forse anche cinque anni dopo».

     

    L’Inps ha condotto uno studio apposito sulla classe 1980, «una generazione indicativa» ha detto Boeri prendendo come riferimento «un universo di lavoratori dipendenti, ma anche artigiani», ed è emerso come per un lavoratore tipo «ci sia una discontinuità contributiva, legata probabilmente a episodi di disoccupazione, di circa due anni».

    Il vuoto contributivo pesa sul raggiungimento della pensione, che a seconda della sua lunghezza, «può slittare anche fino a 75 anni».

    Lo studio condotto analizza il comportamento di due tipi di imprese; con o senza lavoratori bloccati dalla riforma del 2011.

    Il risultato ha evidenziato che le prime hanno assunto meno giovani con una forte penalizzazione di questi ultimi.

     

    Boeri conclude che questo studio è stato effettuato per informare e rendere consapevoli dell'importanza della continuità contributiva, ma ciò nonostante sollecita il governo ad una riforma per rendere più flessibile l’età di uscita dal lavoro.

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